Vittore Grubicy è figura chiave nell’arte italiana fin de siècle per l’influenza determinante che esercitò su tre generazioni di artisti. Il suo desiderio di creare una galleria d’arte moderna in grado di competere con il mercato internazionale e la sua battagliera militanza critica generarono scambi culturali tra l’Italia e il triangolo Olanda/ Londra/ Parigi, nel quale si decidevano i destini del mercato artistico nella seconda metà del XIX secolo. La mostra, che verrà presentata alla GAM di Torino in estate e al MART - Palazzo delle Albere a Trento l’autunno–inverno prossimo, per la prima volta esamina la complessa personalità di Grubicy in tutti i suoi aspetti – il personaggio, il pittore, il critico, il mercante – nel contesto internazionale che fu teatro della sua attività. Muovendo da un approfondito studio sulle migliaia di documenti dell’Archivio di Vittore Grubicy, acquisito dal MART nel 1999, la rassegna rileggerà gli stretti contatti tra lo stesso Grubicy e la cultura olandese e belga, la sua conoscenza dei movimenti d’avanguardia francesi grazie alla frequentazione di Octave Maus e del Groupe des XX, così come il suo tentativo di promuovere gli artisti italiani all’estero. La mostra è curata da Annie-Paule Quinsac, una fra le prime studiose ad analizzare l’importanza di Grubicy per la nascita del Divisionismo italiano e a pubblicare alcune delle sue lettere; l’intento è quello di chiarire trent’anni di arte italiana nei rapporti con le avanguardie europee e i reciproci scambi. Il percorso espositivo si articola, infatti, entro tali correnti di influenza: un contesto in cui la figura di Grubicy mercante e ideologo spicca su quella stessa di pittore, nel duplice ruolo di collegamento tra l’arte italiana e il resto d’Europa. Da un lato si testimonia la coerente visione che Grubicy provò a dare all’arte italiana contemporanea nel presentarla all’estero e, al contempo, si offre una vivida ricostruzione delle influenze che dall’estero egli cercò di portare in Italia. La “sezione” dedicata a Grubicy artista comprende trentacinque dipinti, tra oli e tecniche miste e venticinque fogli ,disegni e acqueforti, selezionati per sottolineare l’importanza della grafica nel corpus dell’artista. Le opere provengono dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la GAM di Milano, e da varie collezioni pubbliche e private italiane, nonché dal Musée d’Orsay di Parigi e dal Musée d’Ixelles a Bruxelles. Per la prima volta, uno studio radiografico condotte da Thierry Radelet, Marco Cagna e Roberto Sestetti su alcune sue tele conservate a Villa Belgiojoso permette un approfondimento della tecnica di Grubicy e del suo approccio alla pittura, dilatato su anni ,a volte decenni, consacrati alla ripresa delle stesse opere. Il nucleo “Grubicy” sarà corredato da un’importante selezione di opere provenienti dall’Olanda, dal Belgio e dalla Francia, a dimostrare il modo in cui Vittore “vedeva” la sua galleria. Si sono ricreate, almeno in parte, le due più importanti esposizioni con le quali lanciò gli artisti della sua scuderia: The Italian Exhibition del 1888 a Londra (presente a Milano a Villa Belgiojoso), dove propose Segantini, Morbelli, Pusterla, Tominetti accanto a Cremona e Ranzoni, e la retrospettiva di Daniele Ranzoni da lui organizzata alla Permanente di Milano nel 1889, subito dopo la prematura scomparsa del maggior rappresentante della Scapigliatura, che aveva scoperto e reso celebre. Il ruolo fondamentale che Vittore ebbe nell’importare in Italia la cultura europea sarà illustrato in due “sezioni”: l’una dedicata alla Scuola dell’Aja e l’altra all’ambiente d’avanguardia internazionale che convergeva su Bruxelles grazie al Groupe des XX e La Libre Esthétique. Tramite la conoscenza di questi sodalizi, che a Bruxelles promuovevano le avanguardie francesi, Grubicy mutò la sua visione della pittura aprendosi al Simbolismo. E ancor più, grazie alle loro pubblicazioni, scoprì quelle teorie ottiche di cui poi scrisse nei suoi articoli, dando origine al Divisionismo italiano. Per la “sezione olandese” è stata particolarmente generosa la collaborazione del Mesdag Museum e del Museo Civico dell’Aja, nonché del Rijksmuseum di Amsterdam e del Civico Museo di Dordrecht, che hanno prestato ventidue dipinti di quelli che furono i più stretti amici olandesi di Vittore, Mesdag, Anton Mauve, i fratelli Maris, Israël, Zilken, Tholen, Breitner, Gabriel: i maestri della Scuola dell’Aja che da mezzo secolo non si vedono in Italia. Inoltre, i Musei di Bruxelles, Anversa e Ixelles hanno concesso prestiti importanti per una selezione di tredici opere dei Divisionisti belgi o di coloro che hanno frequentato i XX e La Libre Esthétique: Isidore Verheyden, Anna Boch, Dario de Regoyos, Paul Signac, Théo van Rysselberghe, Henri van de Velde, Willy Finch, James Ensor, Jan Toorop, Gorge Morren; presenze fondamentali che illustrano come attraverso i contatti con il gruppo d’avanguardia che faceva capo all’avvocato Octave Maus, Grubicy, di rimando, capì il Neo-Impressionismo francese e aprì la strada verso il modernismo ai suoi contemporanei italiani. La mostra si sviluppa in sette sezioni strettamente correlate tra loro: I. Grubicy, il personaggio II. The Italian Exhibition di Londra 1888 (Villa Belgiojoso Bonaparte – Milano) III. La retrospettiva Ranzoni 1889 IV. Gli amici olandesi V. Grubicy , pittura e grafica VI. Gli ambienti d’avanguardia a Bruxelles VII. La donazione Grubicy alla Civiche Raccolte di Milano (Villa Belgiojoso Bonaparte – Milano) e accompagnate da fotografie, documenti e lettere originali che, proiettate, motiveranno le scelte, evidenziandone connessioni e paralleli. Al catalogo edito da Skira, Milano – collaborano anche noti studiosi dell’argomento, olandesi e belgi.