La GAM di Torino è felice di poter rendere omaggio a Paolo Icaro, una delle più importanti figure dell’arte italiana degli ultimi decenni, con una mostra antologica che racconta 55 anni del suo lavoro, dal 1964 al 2019, compendiati in una cinquantina di opere, alcune realizzate appositamente per l’esposizione.
È un omaggio che si è fatto sempre più atteso negli ultimi anni, per l’interesse costantemente crescente che la critica, le istituzioni museali e in particolar modo le giovani generazioni di artisti e curatori vanno dimostrando per la sua opera. La GAM è orgogliosa di poterlo fare nella città che ha visto gli inizi della storia personale e professionale dell’artista e di poter allestire per la prima volta in uno spazio museale una mostra che attraversa le diverse stagioni del suo lavoro sino agli esiti attuali.
“L’esposizione propone una rilettura dell’opera di Icaro che intende mostrare la continuità e l’evoluzione del pensiero poetico dell’artista attraverso i decenni - afferma la curatrice - la sua cifra più propria, la costante riflessione dell’artista che incessantemente rilegge lo spazio e la scultura alla luce di un principio trascendente per il quale la vita delle forme coincide con il senso del divenire, dove il mondo sensibile è illuminato dalla forza vitale del tutto, dove nulla è visto nella luce asettica e atemporale del pensiero, ma tutto nasce nel fluire del tempo, tutto viene alla luce del mondo impastato d’universale e d’umano. È una mostra in cui il percorso tende a compiersi e riavviarsi su sé stesso, nel quale le energie creative vanno esprimendosi in un crescendo in cui ogni seme di riflessione torna a parlare ad anni di distanza con sviluppi di inesauribile vitalità.”
L’esposizione si è andata preparando nel tempo, in un costante rapporto di attenzione del museo verso il lavoro di un artista che entrò per la prima volta a far parte delle collezioni della GAM più di cinquant’anni fa, nel 1967, con l’opera Bicilindrica, un cemento del 1965, acquisita con il nucleo di opere del Museo Sperimentale di Eugenio Battisti. In seguito, negli anni duemila, altre sei opere di rilevante valore storico sono giunte a rappresentare la stagione dei primi anni ottanta, grazie ai fondi della Città di Torino e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
L’antologica è anche l’occasione per la pubblicazione di un catalogo edito da Corraini che raccoglie le immagini dell’allestimento nelle sale del museo nel tentativo di catturare una traccia dello speciale rapporto che le opere dell’artista intrattengono con lo spazio e il loro rispondersi di sala in sala.
Oltre al testo della curatrice Elena Volpato: Giocavo tra le rovine, la pubblicazione presenta un testo di Bernard Blistène, direttore del Musée national d'art moderne du Centre Georges-Pompidou: PAOLO ICARO, une esthétique de l’œuvre ouverte e un testo di Lara Conte: La reinvenzione dello studio come pratica della scultura.
Si ringrazia la Galleria P420 di Bologna la cui collaborazione e supporto hanno reso possibile l’esposizione.
* (foto in alto) Paolo Icaro, Cornice, 1982 gesso e pigmento