a cura di Elena VolpatoUn film e un libro: Wavelength, 1967/2003 e Cover to Cover, 1975. Due opere, due capolavori della storia del cinema e del libro d’artista, perfette sintesi del pensiero visivo di Michael Snow (Toronto, 1928-2023), da poco scomparso, e della sua capacità di fare della pagina come del fotogramma uno spazio di verifica della nostra percezione.
Snow dichiarò che Wavelength era il tentativo di sintetizzare in forma di puro spazio e tempo il suo sistema nervoso, le sue credenze religiose e le sue idee estetiche. La versione originaria, assunta immediatamente a paradigma del cinema strutturalista, si sviluppa in uno zoom a macchina fissa, girato nell’arco di un giorno e mezzo e trasformato in un montaggio di 45 minuti nei quali si parte dalla visione totale dell’interno di un loft fino per arrivare gradualmente a stringere sulla piccola foto di una superficie marina appesa sulla parete opposta alla cinepresa, tra quattro grandi finestre. Il procedere impassibile dello zoom è sottolineato dal crescendo di un suono elettronico di un’onda sinusoide, mentre all’immagine si frappongono l’uso di diversi filtri cromatici e alcune enigmatiche apparizioni di donne e uomini che agiscono nel loft senza divenire narrazione: gli accadimenti, anche se drammatici, si riducono a marginali accidenti rispetto all’asettica progressione dello sguardo macchinico. Nel 2003 Snow decise di realizzare una nuova versione contratta, intitolata WVLNT, presente in mostra e nella collezione della VideotecaGAM, dividendo l’opera originaria in tre segmenti temporali da 15 minuti e sovrapponendoli l’uno all’altro come si trattasse di riconoscere, nella apparente linearità della percezione visiva, il ruolo della prefigurazione e della memoria: il movimento attraverso lo spazio è fatto contemporaneamente di visione presente, di ricordo della percezione appena passata e di anticipazione dello spazio che stiamo per raggiungere. Ripiegare il tempo su se stesso concesse a Snow di riconoscere un’ancor più elevata complessità di quella forma filmica di puro spazio e tempo che aveva immaginato nel ‘67.
A qualche anno di distanza dalla realizzazione di Wavelength, applicò la medesima lucidità di analisi spostando la propria attenzione dalla pellicola al libro e realizzando Cover to Cover per le edizioni del Nova Scotia College of Art and Design che in quegli anni andava raccogliendo i contributi di alcuni tra i più importanti artisti della nuova avanguardia. È un libro composto esclusivamente da un’ampia sequenza di fotografie comprese tra una prima di copertina che presenta una porta chiusa vista dall’interno di una stanza e una quarta di copertina che restituisce la visione esterna della medesima porta attraverso una fotografia che mostra, con alcuni segni di usura, la propria materialità di stampa. Tra quelle due immagini di inizio e fine, l’interno è un susseguirsi di attraversamenti spaziali e temporali colti contemporaneamente da due punti di vista contrapposti: davanti e dietro, dall’alto e dal basso, dritto e sottosopra, complicati da un continuo intercambiarsi di fotografie e fotografie di fotografie.
L’esemplare di Cover to Cover in esposizione è stato recentemente acquisito dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per il Fondo Giorgio Maffei conservato nella collezione di libri d’artista della GAM. Accanto all’originale del 1975 il pubblico potrà sfogliare una riedizione dell’opera che Michael Snow pubblicò nel 2007.
L’acquisizione e la mostra ribadiscono l’impegno congiunto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e della GAM nella valorizzazione del libro e del video d’artista.