Da un’idea di Chiara Bertola
L’Intruso è un artista o un curatore invitato in ogni Risonanza a dialogare con le mostre e con le collezioni della GAM. La sua “intrusione” sarà decisiva in ogni riallestimento delle collezioni e in quel rimettere in moto traiettorie interpretative o tranquillizzanti percorsi cronologici. Intrusione per elaborare una propria visione a contrappunto e, insieme, a sostegno dell’organismo espositivo museale. Quando si parla di intrusione si fa riferimento a una pratica in qualche misura disturbante, nella quale qualcosa o qualcuno viene inserito o si inserisce con prepotenza all’interno di un’unità dotata di equilibrio proprio. Questa figura è destinata a creare degli inciampi al percorso rassicurante del Museo. Sorprendere con display imprevisti e offrire visioni inattese all’interno del palinsesto della programmazione e dell’allestimento delle collezioni del Museo.
L’intruso sarà quindi invitato a ogni stagione espositiva per scompaginare e ricomporre con ordini visivi imprevisti, per riaprire e rimettere in moto tutte le relazioni spazio temporali all’interno del mondo “congelato” del Museo. Rivedere allora il concetto di conservazione e portarlo fino a coincidere con il suo contrario, il più lontano possibile dall’idea di chiusura, di immobilità restando comunque all’interno del museo.
Corredano il progetto i Quaderni dell’Intruso, generosamente offerti e pubblicati dalla casa editrice Umberto Allemandi.
Stefano Arienti è il secondo Intruso, dopo il curatore Fabio Cafagna nella mostra di Italo Cremona, chiamato a intervenire negli spazi delle collezioni permanenti e della mostra dedicata a Berthe Morisot.
Per la prima Risonanza l’artista ha offerto il suo particolare punto di vista nell’allestimento del Deposito Vivente intervenendo insieme ai curatori nella selezione delle opere e sulla composizione del display espositivo, e nella sala di riposo del secondo piano con l’opera del grande tappeto, un esempio di manipolazione di un’immagine caratteristica del suo fare: una fotografia dell’immagine di una superficie d’acqua stampata su moquette, creando una sorta di trompe l’oeil contemporaneo.
Infine è possibile scoprire alcuni suoi interventi sui tre piani del museo, negli ambienti di passaggio che portano agli spazi espositivi, il disegno su telo antipolvere di una grande montagna dorata al piano -1, un grandissimo pioppo che sembra nascere dai pavimenti arabescati di marmo al primo piano e due meridiane nelle due entrate del Deposito Vivente al secondo piano.
L’intervento di Stefano Arienti si integra infine negli ambienti della mostra di Berthe Morisot per evocare l’atmosfera domestica dei soggetti proposti dagli impressionisti. Arienti riveste le pareti con carte da parati e nastri d’organza a righe o fiori, tipici dell’epoca, e introduce dettagli d’arredo come un pianoforte, un attaccapanni e una bacheca con la frutta di Francesco Garnier Valletti proveniente dal Museo della Frutta di Torino. I suoi “quadri di pongo” amplificano il tocco sfuggente, frastagliato e imprendibile di Morisot, aggiungendo una dimensione tattile inaspettata alla pittura impressionista. Un altro tappeto trompe-l’œil di un grande prato soleggiato nella stanza del giardino d’inverno, infine, illumina l’ambiente, ricreando lo spazio ideale della pittura en plein air.
L’artista invita a riflettere sui temi della natura, della storia dell’arte, dei valori luminosi e della riconversione auratica di immagini paesaggistiche comuni e quotidiane. Partendo da oggetti ordinari, Arienti li trasforma e li riconverte, rinnovando così la riflessione sul loro valore pittorico.
Arienti si considera più pittore che scultore: lavora con le immagini e definisce il proprio approccio come “pittorico”, pur senza dipingere nel senso tradizionale del termine. Tuttavia, il suo lavoro si concentra fortemente sui valori tattili della pittura. Interviene spesso su figure dipinte o fotografate, “implementandole” o “aumentandole” con materiali come plastilina, pongo e puzzle. Aggiungendo materia all’immagine, Arienti la trasforma, rendendola più tangibile, vibrante e viva.