Dalle tre nuove mostre dedicate a Berthe Morisot, Mary Heilmann e Maria Morganti emergono i temi che ispirano il nuovo allestimento delle collezioni permanenti: luce, colore, tempo. Dopo molti anni riapre il secondo piano del Museo, grazie a un progetto architettonico che ne ha valorizzato la struttura originaria e gli ambienti inondati dalla luce. In una sezione del secondo piano è allestito il Deposito vivente, in cui il visitatore vive l’esperienza immersiva di un deposito museale. Stefano Arienti, infine, è l’intruso chiamato a scompaginare l’ordine prestabilito del Museo.
a cura di Chiara Bertola, Elena Volpato, Fabio Cafagna
Primo e secondo piano
apertura al pubblico dal 16 ottobre 2024
La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle sue collezioni, arricchite nel tempo anche grazie alla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris e alla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, con un percorso espositivo che si articola attraverso il primo e il secondo piano dell’edificio. Quest’ultimo finalmente riaperto al pubblico dopo i lavori di ristrutturazione.
Il nuovo allestimento, ideato in sintonia con le mostre della programmazione autunnale, si articola in quindici sale. A queste si aggiunge una porzione del secondo piano trasformata in Deposito vivente, un display che, emulando un deposito museale, consente ai visitatori di fruire di un ambiente densamente abitato dalle opere e in continua trasformazione. Il progetto architettonico del Deposito vivente ha previsto il denudamento di alcune pareti per mostrare gli originari muri inclinati dell’edificio concepito da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti nel 1959. Riemerge così lo scheletro originale della Galleria e quella sua peculiare qualità architettonica, brutalista, per anni rimasta celata. Nel Deposito vivente trovano spazio, collocati su scaffali, griglie e talvolta nelle loro casse d’imballaggio, dipinti, disegni e sculture che, in più di un caso, non si mostravano al pubblico ormai da tempo.
A seguire una sala di riposo, inondata dalla luce naturale come nel progetto originario del 1959, accoglie arredi, sculture e dipinti della prima metà del Novecento. Questo ambiente, immaginato come un momento di decantazione, è la premessa a un ordinamento giocato sulle relazioni, risonanze e attrazioni tra opere e nuclei tematici di cronologie anche molto distanti. Ogni sala è il capitolo di un racconto, con la propria narrazione e i propri personaggi. Ad accumunare le storie sono i motivi tratti dalla poetica e dalla pratica delle tre artiste che nel periodo autunnale, con le loro mostre, animeranno gli spazi della GAM: Berthe Morisot e la sua pittura ariosa, intrisa di luce; Mary Heilmann e il suo approccio non ortodosso alla forma e al colore, Maria Morganti e la sua metodica e lenta ricerca sul tono cromatico.
Sala dopo sala, le opere sono allestiste a risuonare le une accanto alle altre. Un ambiente, con opere di Gastone Novelli, Achille Perilli, Alberto Burri, Cy Twombly e Franco Vaccari, è dedicato a quelle sperimentazioni segniche degli anni Cinquanta in cui i muri si trasformano in palinsesti di vita vissuta.
Nella sala successiva i muri delle città lasciano il posto al paesaggio antropizzato delle campagne. La monumentale Semina di Pedro Cabrita Reis è posta in dialogo con una selezione fotografica di malinconici campi arati di Mario Giacomelli. Mentre la mitologia del viaggio costituisce il tema portante della sala seguente in cui si confrontano opere di Massimo d’Azeglio, Otto Dix, Osvaldo Licini e Luigi Ontani.
I trapassi cromatici, atmosferici e stagionali aggregano le opere di Luciano Fabro, Mario Reviglione, Medardo Rosso, Leoncillo e Leonardo Bistolfi. Queste ultime allestite nel passaggio tra le due maniche del secondo piano, in cui la luce naturale per anni schermata da muri in cartongesso è ora libera di entrare. Nei due ambienti successivi, più intimi e raccolti, sono alcune nuove acquisizioni a confrontarsi con opere più conosciute delle collezioni museali. Le pennellate spontanee di Bill Lynch si specchiano nelle nature morte di Filippo De Pisis; i vapori pittorici di Michele Tocca nelle fotografie di Luigi Ghirri e nei dipinti di Antonio Fontanesi.
Il secondo piano si conclude con una vivace e chiassosa vibrazione cromatica, che vede fronteggiarsi la grande tela di Nicola De Maria Regno dei fiori musicali. Universo senza bombe con le opere di Carla Accardi, Lucio Fontana e Giuseppe Capogrossi.
Le risonanze continuano al piano inferiore, dove la presenza di un artista contemporaneo, con la sua peculiare sensibilità, consente di rileggere opere note, creando imprevedibili assonanze o contrasti visivi. Lorenza Boisi e Stefano Arienti dialogano con Lorenzo Delleani, Enrico Reycend e Mario Gabinio; Maria Morganti con la pittura veneta di Giacomo Favretto, Guglielmo Ciardi e Tancredi Parmeggiani. La violenza cromatica di Pesce Khete si confronta con il segno corsivo di Karel Appel e il vigore espressivo di Pinot Gallizio. Mentre Luca Bertolo condivide il suo spazio con Andy Warhol, Franco Angeli, Pino Pascali e Mario Schifano.
Non mancano ambienti scaturiti dal raffronto tematico: la ritmicità cromatica di Piero Dorazio a confronto con quella atmosferica di Antonio Fontanesi; la musicalità di Giuseppe Pellizza da Volpedo e Vittore Grubicy De Dragon con le geometrie e la serialità di Giacomo Balla, Sergio Lombardo e Robin Rhode. Infine, la città rutilante di Francesco Jodice e quella patinata di Franco Fontana si animano alla presenza delle opere di Salvatore Scarpitta, Giosetta Fioroni, Michelangelo Pistoletto, Titina Maselli, Jessica Stockholder e Jannis Kounellis.
Il “Deposito Vivente”, a cura di Chiara Bertola e Fabio Cafagna, con l’intervento di Stefano Arienti, crea un contatto inedito tra il pubblico e la collezione del museo, rivelando parte del vasto patrimonio artistico. Questo spazio non è solo un luogo di conservazione, ma un ambiente dinamico dove l’arte è presentata secondo mutevoli punti di vista e al di fuori dei percorsi espositivi tradizionali. Accostando in modo inedito alcuni capolavori della collezione a sculture e dipinti meno noti, e per alcuni aspetti sorprendenti, le opere acquisiscono nuova vitalità, stimolando interazioni e riflessioni critiche che sfidano le gerarchie convenzionali.
Il "Deposito Vivente" permette ai visitatori di scoprire la dimensione nascosta della GAM, rivelando come ogni museo sia un organismo vivo, in costante trasformazione.