a cura di Elena Volpato
VideotecaGAM Via Magenta, 31 Torino
Ingresso libero
Il secondo appuntamento del ciclo di esposizioni realizzate dalla VideotecaGAM in collaborazione con l’Archivio Storico della Biennale di Venezia è dedicato a Giuseppe Chiari (Firenze 1926 – 2007) compositore, artista e sperimentatore.
Si presentano in mostra due video realizzati da Chiari ad Art/Tapes 22. Kunst ist einfach (L’arte è facile), del 1973, prima opera girata in quegli studi di Firenze, riprende, a telecamera fissa, le parole che compongono la frase del titolo, tracciate da Chiari a inchiostro di china su grandi fogli bianchi. La frase è uno dei suoi più noti statements. Vi si trova riassunto il senso del suo intero operare. Brevi affermazioni come “L’arte è facile”, “La musica è facile”, “L’arte è una piccola cosa” tornano frequentemente nel suo lavoro a significare che ogni gesto, ogni segno, ogni suono, ogni rumore, non importa quanto apparentemente insignificanti e comuni, possono essere arte: sono arte in quanto sono aspetti della totalità di cui si compone la vita. Il nostro agire quotidiano nella complessa sfera sonora e visiva del mondo ci rende attori e spettatori di una continua caotica creazione in cui non esistono e non devono esistere regole compositive. Se la teoria della musica si era andata cristallizzando nei secoli attorno al concetto di armonia che permetteva alla musica strumentale di coltivare il sogno della perfezione e di essere immagine terrena dell’inaudibile musica delle sfere celesti, Giuseppe Chiari, a partire dagli anni ’50, ci invita a considerare una visione alternativa a quella cosmica, una visione che ripensa la musica a partire dalla libertà del caos, inteso nel suo originario significato greco di spalancata voragine, risonante degli echi e delle vibrazioni del tutto, senza gerarchia, senza architettura né ordine.
Alla centralità del principio di composizione si sostituiscono quelli di improvvisazione e sperimentazione.
Dagli strumenti tradizionali l’attenzione si sposta sulle innumerevoli possibilità di produrre suoni con oggetti comuni, con materiali e sostanze come il vetro, la carta, l’acqua. Chiari suona stanze, suona le città, immagina partiture per il traffico di automobili. E quando esegue la propria musica con strumenti classici come il pianoforte, come nel video Spoleto Concert, la tecnica pianistica si apre ad ogni possibile gesto. A tratti, l’iconica teoria di tasti bianchi e neri si riduce a semplice sfondo visivo, mentre le mani di Chiari si muovono al di sopra, nell’aria. “L’uomo non conosce l’esistenza dei tasti – sosteneva Chiari – la tastiera per lui è una lunga striscia bianca. Egli ha però capito che le sue mani, le sue braccia, possono lasciare un’impronta sulla tastiera come sulla sabbia.”
Accanto alle due opere video si espone La musica è facile, realizzata nel 1972 e presentata da Chiari presso la Galleria Martano di Torino nella mostra personale del ’76. L’opera è composta da quindici grandi fogli. Su ciascuno l’artista ha scritto una delle quindici lettere che compongono la frase. I caratteri, tracciati con gesto continuo, sembrano unire idealmente il fluire gestuale della calligrafia a china giapponese con la consapevolezza che il suono del pennello che scivola sulla carta è parte di quella musica totale di cui Chiari ci dispone all’ascolto, così che quei fogli sono al contempo spazio della parola, del disegno e del suono.
I libri d'artista in esposizione sono parte del Fondo Giorgio Maffei realizzato dalla Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT. Sì ringrazia Liliana Dematteis per la preziosa collaborazione.