E’ passato qualche giorno dalla presentazione al pubblico del restauro dell’Atlante con globo. (inv. 3422/C) .
Un invito spedito solo via mail (per risparmiare qualcosa ma anche per essere green), un’immagine accattivante (dello Studio Gonella), ma soprattutto la seducente bellezza della scultura resa ancor più emozionante dalla qualità stupefacente della materia: la porcellana. E poi il globo antico: oggetto dalla storia poco nota al grande pubblico e però dotato di grande forza evocatrice, legato com’è al tempo delle eroiche esplorazioni.
Un mix che ha portato molte persone all’incontro di Palazzo Madama, gratificando organizzatori, relatori e sponsor del restauro.
Quando la direttrice mi chiamò mesi fa dicendomi che un’associazione come Inner Wheel si offriva di coprire le spese del restauro di un’opera di Palazzo Madama, non ebbi dubbi su cosa suggerire: l’Atlante col globo. Perché nel riallestimento del Museo (2006) non si era riusciti ad affrontarne il restauro; perché un primo intervento c’era già stato nel 1986, però molto parziale; perché l’opera meritava invece una particolare attenzione, essendo una delle più belle sculture giambolognesche uscite dalla fabbrica di Doccia e insieme una rara opera composita, dal momento che l’Atlante sorregge un globo terrestre in cartapesta.
Scelti i restauratori, Veronique Cachia e Carmela Sirello, parte il restauro, che procede per alcuni mesi, svelando giorno dopo giorno tutta la bellezza dei fusi a stampa.
Poi l’idea della presentazione. Penso subito ad Alessandro Biancalana. Una persona splendida, un raffinato studioso della produzione della fabbrica di Doccia, con cui sono da tempo in contatto per via della nostra collezione. Mi sembra l’occasione giusta per invitarlo a Torino e chiedergli di spiegare al pubblico torinese, poco avvezzo a questi argomenti, cosa sia stata la scultura in porcellana a Doccia e quali i protagonisti (Carlo Ginori, Gaspero Bruschi, poi il figlio Giuseppe).
E il globo? Risulta inedito e per nulla descritto nella scheda inventariale del museo. Ma le iscrizioni dicono tutto: l’autore Louis-Charles Desnos col collaboratore Jean-Baptiste Nolin e la data 1754. Di qui parte la ricerca, in un mondo per me fino a quel momento assai poco conosciuto, quello dei globi antichi. Quando si comincia a rappresentare la terra come un globo? Quando nascono i globi terrestri e celesti? Come si costruiva un globo nel Settecento? In quali botteghe, per mano di chi? Quale mercato avevano i globi, quale diffusione? Chi era Desnos?
Sconfortata dai pochi libri sull’argomento trovati nelle biblioteche torinesi (interessante però il fondo Cora alla Biblioteca Nazionale), mi reco a Firenze. Qui, al Museo Galileo, esiste una splendida biblioteca, affacciata sul Lungarno, a scaffale aperto, dove le mie domande trovano finalmente una risposta. In Museo, poi, vengo accolta da uno dei curatori, Giorgio Strano, con cui discuto alcuni aspetti del mio lavoro e che ha la cortesia di accompagnarmi attraverso le nuovissime sale, recentemente riallestite. Spettacolari quelle dedicate ai globi: la grande sfera armillare medicea, i globi di Blaeu, quelli grandissimi di Coronelli, i piccoli globi di Delamarche, con bordi del meridiano e dell’orizzonte dipinti di rosso, come nel nostro globo.
Il censimento di globi antichi in Piemonte si è fermato al 1899, quando Matteo Fiorini ricevette da numerosi corrispondenti le descrizioni dei globi conservati nei seminari vescovili e negli istituti scolastici e scientifici della Penisola per pubblicarli nel suo Catalogo. Mancavano all’appello vari musei, tra cui il nostro, dove il globo di Desnos e altri due di Nollet erano stati comprati da poco.
Io spero che questa e altre occasioni come il recente restauro dei globi di Coronelli dell’Accademia delle Scienze di Torino e del globo di Vinchio a Palazzo Cuttica di Alessandria possano riaccendere i riflettori sui globi antichi conservati in Piemonte.