Due suore, ridotti a sintetici ma plastici volumi, paiono dialogare fra loro. Si tratta di una scultura che denota un fare più pausato, meno concitato delle altre opere del periodo, maggiormente legato all'esempio boccioniano. Qui invece emerge un linearismo scarno proprio della variante meccanica torinese del secondo futurismo, che Rosso individua in una cifra stilistica cubofuturista derivata in parte dai lavori di Archipenko e Zadkine. Paolo San Martino