I due dipinti - precedentemente separati - sono ora esposti in dittico all'interno della cornice originale. L'iconografia - non indifferente all'implicito carattere sociale del soggetto - si inserisce in quella cospicua serie di soggetti manzoniani che informa numerosissime opere del Romanticismo storico. Bianchi ripropone in pubbliche esposizioni diverse redazioni della Gertrude, dopo la prima versione eseguita nel 1865 (Monza, Musei Civici). L'esemplare torinese si distacca - oltre che per l'eccentrico inserimento dello "scellerato Egidio", un tenebroso autoritratto del giovane pittore - per un fare più secco e a tratti povero di colore, per un sottile e raffinatissimo tormento materico che mitiga l'accademica finezza dei dipinti. Paolo San Martino