Dal 1963 Calzolari inizia a sovrapporre alla superficie pittorica oggetti reali,interrogandosi sull'identità dell'opera,sul rapporto che essa instaura con l'ambiente circostante e che intrattiene con l'uomo, sia esso lo spettatore o il pittore medesimo. Negli anni settanta il ricorso alla pratica pittorica si fa più frequente. In particolare, nei monocromi realizzati dal 1972 ed esposti nel decennio successivo in tre importanti antologiche, la presenza fisica dell'oggetto non può prescindere dal potenziale astratto della superficie dipinta,svelando la sequenza sinestetica di associazioni che sta alla base dell'opera. In "La luna", del 1980, il dialogo che intercorre tra l'inerte metallo della caffettiera,il freddo pigmento steso sulla tavola e la terracotta,in quanto allusione a un processo di combustione,suggerisce l'esistenza di un livello di lettura dell'installazione in cui si combinano valenze alchemiche,poetiche e metafisiche di antica tradizione