Le nove figure, armonicamente integrate tra loro, costituiscono il modello per la base del monumento marmoreo al senatore Orsini. Un secondo monumento in marmo è presente nella chiesa di San Domenico ad Alba, pervenuto nel 1949 in deposito dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma che lo acquisì come dono di Bistolfi nel 1915. La stessa Galleria, nel 1905, acquistò un modello in gesso de La croce all' "Esposizione Personale" dello scultore a Venezia. Una replica del gesso, di dimensioni analoghe a quello qui presentato, venne donata dall'autore nel 1905 al Museo Revoltella di Trieste dove è conservato. Quest'opera segna l'inizio di una nuova fase nella produzione di Bistolfi; l'accostamento a quelle tendenze "neo-rinascimentali" o "michelangiolesche" che dallo scadere del secolo caratterizzano tutta la produzione figurativa italiana. La nuova ricerca corporea bistolfiana, anche dovuta alla suggestione ricevuta dalle opere di Rodin esposte in italia dal 1901, è evidente non tanto nelle figure femminili, che rimandano ad opere precedenti, quanto nel vigore, nell'indagata muscolatura e nella dichiarata monumentalità di quelle maschili. Alfonso Panzetta