Il dipinto, eseguito da Pittara al ritorno da Parigi, è la sua prima prova schiettamente verista, preceduta da un Pascolo, esposto alla Promotrice torinese del 1856 e oggi disperso, e da L'abbeveraggio della sera al Seppay, presentato due anni dopo alla Promotrice e acquistato dal principe Tommaso di Savoia (oggi in collezione privata). Esso rappresenta un saggio su grande scala di quella "prosa dal vero" perseguita dal Pittara il quale, dall'inizio degli anni Sessanta, prende a frequentare Rivara, Ospite del Cognato Ogliani, e a farvi convenire gli amici pittori della "piccola schiera novatrice" (G. Camerana, in "L'arte in Italia", luglio 1872). Nella raffigurazione scarna del pascolo di alta montagna si evidenzia una visione diretta e fedele della natura, "senza belletto e senza cincischi" (L. Cibrario, 1862). Elisabetta Canestrini