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Wunderkammer. Sergio Saroni: decifrare l’invisibile
Wunderkammer. Sergio Saroni: decifrare l’invisibile
Mostra
16 Dicembre 2011 - 11 Marzo 2012
Un’importante donazione per il Gabinetto Disegni e Stampe della GAM
diviene occasione per ricordare
Sergio Saroni
(Torino, 1934-1991), figura di primo piano nel panorama artistico torinese del Novecento.
I fogli presentati in
Wunderkammer
a partire
dal 16 dicembre 2011
restituiscono soprattutto l’ultima stagione della sua attività artistica che, dopo le intense esplorazioni informali, si indirizza verso una colta e raffinata figurazione oggettiva. In particolare
vengono esposte al pubblico
nove opere.
Datate tra il 1962 ed il 1985, coprono un arco di tempo assai ampio della produzione dell’artista
:
tempere, acqueforti ed acquatinte di grande fascino, pervenute per donazione ad incrementare il grande patrimonio grafico delle collezioni della GAM.
L’esposizione consente di riscoprire molte delle
tappe dell’evoluzione della ricerca formale di Saroni
: si passa dal momento del superamento della stagione informale verso una nuova figurazione, fino alla scelta di un personale tragitto stilistico, al riparo certo da sperimentalismi ma rivolto ad una nuova riflessione sul segno grafico ed i fondamenti del “mestiere” d’artista, ed all’avvio di un nuovo confronto orgoglioso con la grande storia dell’arte. Il superamento della stagione cosiddetta informale, in direzione di una vera e propria desaturazione della pagina dipinta, si legge nel
Soldato con stendardo
(1962), mentre tutte le opere grafiche successive risentono di una nuova tensione ad avvicinarsi alla verità delle cose, del visibile, tramite una nuova analiticità di espressione segnica. Il segno duro, ‘nordico’, della sua cifra descrittiva sembra anche tentare di conciliare una grafìa severa con tinte morbide ed accattivanti, quasi mediterranee. Così si possono interpretare, tra le altre incisioni,
Uccelli impigliati e mosche
(1967),
Le tre pere
(1968),
Paesaggio con tralcio di vite
(1985) e
Le vigne notturne
(1985).
Sergio Saroni
esordì giovanissimo come artista, nel contesto artistico torinese e nazionale, se si pensa che partecipò poco più che ventenne alla Biennale di Venezia del 1956, quindi del 1958 e del 1962, ed attrasse l’attenzione di critici ed operatori culturali come Arcangeli, Carluccio, poi il giovane Pistoi e Paolo Fossati. Accanto al costante lavoro artistico, va ricordato che Saroni per lungo tempo resse – precisamente dal 1978 al 1991, anno della sua scomparsa - la Direzione dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
La donazione
è stata disposta da Anna Maria Scassa, Giovanna Saroni, rispettivamente moglie e figlia dell’artista, e da Maria Luisa Addario, vedova di Luciano, fratello di Sergio.
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