Lo sforzo declamatorio di Marinetti è restituito dal compatto plasticismo delle campiture che - come tessere di un mosaico - formano il volto dell'oratore, del quale pare d'intuire la voce metallica e vibrante. Esposto alla biennale del 1926, insieme ad altre significative opere del periodo, il ritratto esemplifica la svolta puristica impressa da Prampolini al Futurismo meccanico alla metà degli anni Venti, parallelamente alle coeve esperienze post-cubiste francesi, tedesche e belghe. Paolo San Martino