Esposta nel '31 alla I Quadriennale romana - in occasione della quale Martini ottenne il primo premio per la scultura - l'opera era stata realizzata l'anno precedente a Vado Ligure. Dalle numerose visite al Museo di Villa Giulia in Roma, dove poté osservare da vicino le terrecotte etrusche, Martini derivò l'abitudine di modellare direttamente la terra da forno. "Questa terra - scrisse G. Lo Duca (Arturo Martini, Milano 1933, P. 9) -, che dopo il fuoco prende rossori e palpiti di carne, s'intona miracolosamente alla poesia che Martini può soffiare nelle sue sculture. E' una terra viva, che più si ama per le incertezze dei forni di cottura". Il tema classico del nudo seduto, tratto probabilmente da un Hermes in bronzo del Museo Nazionale di Napoli, diventa per Martini occasione per unire pienezza di forme e vibrazione di superfici, compostezza di atteggiamento ed estaticità di espressione. Maria Teresa Roberto