Klein realizzò diversi dipinti monocromi fino a concentrarsi su di un’unica tinta, un particolare punto di blu. Voleva ottenere un colore saturo e luminoso, privo di alcuna alterazione, che fosse extradimensionale e in grado di rappresentare tutti gli elementi primari dell’universo, in particolare l’opposizione di acqua e fuoco. “Il blu è al di fuori di ogni dimensione, mentre altri colori invece ce l’hanno”: il colore deve abitare lo spazio reale al di fuori e oltre la tela. Klein cercò un solvente capace di fissare il pigmento puro in polvere al supporto e brevettò la tinta oltremare con il nome di International Blue Klein. Le sue ricerche sulla materia dimostrano un interesse per i processi alchemici e per determinate discipline scientifiche, filosofiche e religiose che influenzarono la sua produzione artistica. Dal 1959 passò dal monocromo all’utilizzo di una trilogia di colori costituta dal blu, oro e magenta. Queste tre tinte possiedono una forte carica simbolica che permette all’opera di essere eco dell’immateriale, di rendere visibile l’invisibile: il prodotto artistico è strettamente legato alla realtà e alla natura, ma allo stesso tempo è dotato della spiritualità necessaria per intuire l’oltre evanescente e immortale. In consonanza con il movimento del Nouveau Réalisme, di cui l’artista stesso è uno dei fondatori, nel 1960 Klein elabora una nuova forma di appropriazione della realtà contemporanea che trova esito nella sua arte con la realizzazione di opere plastiche. In questo periodo di svolta e completezza del suo percorso artistico si collocano Portrait Relief of Arman e Portrait Relief of Claude Pascal. Entrambi i ritratti di suoi amici e sodali evocano immagini di icone plastiche religiose: dalle rappresentazioni di Cristo, dei santi e martiri, fino ai monumenti funebri derivanti dall’arte classica e romana. I busti di bronzo, ricoperti di pigmento blu, del pittore, Arman, e del musicista, Claude Pascale, mettono in evidenza senza distinzione caratteristiche e difetti del loro corpo umano, dai tratti del viso fino ai genitali. Ma la dimensione terrena è liberata nello splendore dell’oro, sul quale le figure si stagliano, con cui Klein allude alla trasmutazione alchemica della materia e al raggiungimento dell’infinito e dell’eternità.