Il dipinto s'inserisce in un gruppo di ritratti ad olio eseguiti a Torino entro il 1912. Il soggetto in posizione decentrata e definito soltanto nel volto, peraltro seminascosto dall'ala del cappello, il turbinio del mantello che diviene quasi tutt'uno con lo sfondo, il forte contrasto chiaroscurale della sciarpa bianca, sono elementi propri d'un linguaggio figurativo decadente, come nell'Autoritratto, attento a certa scultura di Leonardo Bistolfi ed alle stesure pittoriche evenescenti di Eugène Carrière. Il disfacimento della forma contraddistingue peraltro negli stessi anni, con valenza emozionale, anche opere di Carena di soggetto diverso, ispirate alla sfera sociale dei poveri e dei diseredati, riconducibili all'adesione dell'artista alle battaglie progressiste e positiviste dell'intellettuale socialista ed amico Giovanni Cena. Laura D'Agostino
