Il dipinto fa parte d'un piccolo ed omogeneo gruppo di nature morte eseguite dall'artista nel 1919. La scelta d'un tema "quotidiano", caro alla tradizione figurativa, tradotto in forme leggibili e "realisticamente" modellate, trova ragione in quell'appello al recupero della bella pittura e del saper disegnare, ad un "ritorno al mestiere", lanciato dall'artista attraverso le pagine della rivista "Valori Plastici". Nell'opera si leggono tuttavia chiare persistenze del repertorio metafisico: l'ambientazione degli oggetti su un impiantito teatrale, la prospettiva spaziale soffocata, la proiezione d'ombra sulla destra, che caricano l'immagine di ambiguità e la rendono naturalistica soltanto in apparenza. Laura D'Agostino