"Era il tempo di certi suoi paesaggi fantastici, madreporici divenuti poi famosi ... " (I. Cremona, Ricordo di Alberto Savinio, in Armi improprie, Torino 1976, p. 263). Derivata dall'idea dei Giocattoli nella foresta (1927; coll. privata) e delle isole artificiali (1928; coll. privata) l'opera fa parte di quegli agglomerati saviniani dal netto impianto disegnativo che compaiono in promontori, piattaforme, isole misteriose o "portatili". Il motivo del paesaggio tropicale rigoglioso di palme e piante esotiche (ma dipinte di grigio spento), circondato da un mare calmo e bluastro con qualche increspatura bianca, da un cielo terso di un azzurro quasi elettrico, ed attraversato da forme geometriche, è sviluppato nella poetica saviniana in altre straordinarie varianti: per esempio in L'Algérie préhistorique (1932; Milano, Civiche Raccolte d'Arte).