Nella produzione iconografica saviniana fin dal 1930 compaiono figure ibride composte da corpi umani e da teste di animali rappresentati in abiti borghesi. Questi ritratti sono intesi come "studi di carattere", dove il "vero" ritratto è la rivelazione dell'uomo nascosto. Stimolato da Weininger "sulle analogie fisiche e psochiche tra uomini e animali", questo modo d'intendere la figura fa parte di una ideale galleria di ritratti di famiglia tra cui i primi esempi sono: La sposa fedele (1929; coll. privata) e Il ritorno del figliol prodigo (1931-1932; coll. privata). Caratterizzato da un realismo un po'"fantasmico", vicino alla spaesante rappresentazione surrealista (Ernst), questo Autoritratto in forma di gufo, è eseguito con una tonalità magra e opaca di bruni rossastri e grigi, con secchi grafismi di bianche lumeggiature sulla testa e sulla grande mano nodosa appoggiata al gilet. Sempre nella poetica saviniana, il soggetto è inteso come una sorta di "autorivelazione" una "messa a nudo" del personaggio nella sua "vera" realtà fisica e psicologica. Giorgio Auneddu